giovedì 12 dicembre 2013

Mandela e la lotta all'AIDS

ATTUALITA' - Lo sforzo di Mandela, insieme ad iniziative meritorie come il Programma Dream della Comunità di Sant’Egidio, ed insieme alla mobilitazione sociale ed economica di tanti (dalle iniziative di Bono Vox leader degli U2, agli stanziamenti del Global Fund o le donazioni private come quelle della Bill e Melinda Gates Fundation), hanno creato un clima positivo per la lotta all’Aids in Africa. Se dieci anni fa sconfiggere l’Aids era un sogno, una utopia, oggi non è ancora  una realtà, ma certamente sono stati fatti numerosi passi avanti. Iin molti paesi c’è accesso alle cure, le strutture sanitarie, tra mille difficoltà, stanno affrontando la Pandemia dell’Aids ed il numero dei nuovi contagi è da qualche anno in calo. Soprattutto, esiste una nuova coscienza africana che spinge la gente a curarsi, a rivolgersi ai medici. Se dieci anni fa si pensava fosse anche inutile curarsi, oggi la realtà è cambiata ( mi permetto di consigliarvi il libro di Pacem Kawonga “Un domani per i miei bambini” storia di una donna del Malawi che vince la malattia ed il pregiudizio).

Vorrei proporvi un breve spaccato dell’Africa negli ultimi anni rispetto al Virus dell’Aids.
“Mio figlio è morto di Aids”.  Aveva 86 anni Nelson Mandela quando, nel 2005, ha convocato una conferenza stampa nella sua casa di Johannesburg per annunciare che il suo unico erede maschio, Makgatho Mandela, 54 anni, era stato ucciso dal virus Hiv.

“Diamo pubblicità all'infezione - ha detto ai cronisti – “E' l'unico modo che abbiamo per farla apparire come una normale malattia. Soltanto così la gente smetterà di considerarla una cosa straordinaria, di vedere chi ne è colpito come qualcuno che è destinato all'inferno e non al paradiso”. Makgatho Mandela, avvocato, dirigente del Diners Club South Africa era stato ricoverato qualche giorno prima della morte ma un portavoce della famiglia non aveva voluto rivelare da quale malattia l'uomo fosse affetto.
Può sembrare una affermazione banale, ma vi posso garantire che la mentalità africana dell’epoca era totalmente diversa. L’Aids era una malattia spesso negata, di cui non si parlava, non si credeva alle possibilità di una cura efficace ed esisteva un enorme stigma negativo nei confronti dei malati.

Lo capiamo meglio se leggiamo questo articolo del 2006, e vediamo come parlava il Ministro della Sanità del Sudafrica la dottoressa Manto Tshabalala-Msimang:
“Macché vaccini e terapie antiretrovirali! Quel che ci vuole, per combattere l'Hiv, è una buona dieta, composta soprattutto da barbabietole, aglio, limone, patate «africane» e olio vergine in abbondanza”  Secondo il Ministro è inutile combattere il virus che provoca l' Aids con cure particolari: ci vogliono invece diete speciali, ginnastica, poche bevande alcooliche, sesso controllato e, naturalmente, appropriate cure per infezioni opportunistiche.

E non scherza, il ministro sudafricano. Così Manto Tshabalala-Msimang s'è presentata a Toronto, di fronte ai 24 mila delegati convenuti alla sedicesima conferenza internazionale sull' Aids, mostrando i «rimedi» sudafricani: un cesto con patate, barbabietole e spicchi di aglio sparsi tra alcuni limoni. “Abbiamo dovuto comprare questi vegetali qui a Toronto perché il Canada non ci ha permesso di importarli da casa nostra”, ha spiegato il ministro ai giornalisti che le chiedevano se il contenuto del cestino era tutto ciò che il Sudafrica offriva come terapia anti-Hiv. Mancava, purtroppo, l' olio d'oliva vergine “adatto soprattutto per gli abitanti le zone rurali”, ha aggiunto un membro della delegazione di Tswane, la capitale sudafricana nota, sino a poco tempo fa, come Pretoria.
Andiamo avanti.
Gheddafi, un altro leader fortemente discusso, ma che vi posso garantire in tutta l’Africa era visto con grande rispetto ed era ammirato da molti, anche per via delle sue numerose donazioni economiche ai paesi più poveri, affermava:  “l'Aids è la nuova arma terroristica messa a punto dai servizi segreti americani: Il virus dell' Aids non viene affatto dalle scimmie come sostengono gli Usa, ma è stato creato dai servizi segreti americani.”

Ho visto coi miei occhi presso Xai-Xai, città del Mozambico, il bairro (quartiere) Gheddafi, vi faccio questo esempio per dire della popolarità che il Rais Libico godeva in tutta l’Africa, quindi tanti credevano alle sue parole.

Per capire il peso delle parole di Mandela dobbiamo considerare la Storia e la Geografia del Sudafrica, che per tutta una serie di ragioni ha un legame forte coi paesi confinanti. Un legame non sempre facile, ma indubbiamente l’economia del Sudafrica è il motore dell’Africa Australe e le vicende storiche e politiche sudafricane hanno forte influenza nei paesi limitrofi.
Conosco abbastanza bene sia il Malawi che il Mozambico. Considerate che Maputo, la capitale del Mozambico, è ad un ora d’aereo da Johannesbourg, polo economico del Sudafrica. Migliaia di Mozambicani hanno lavorato e lavorano, spesso in pessime condizioni, nelle miniere di diamanti del Sudafrica, paese che a sua volta è il principale investitore in Mozambico. Consideriamo però che per anni il Mozambico ha avuto una leadership marxista mentre il Sudafrica era il regno dell’apartheid, certamente i due paesi non si amavano, allo stesso tempo le loro economie sono interdipendenti. Certamente poi il popolo mozambicano, e di tutta l’Africa, ha seguito con passione ed interesse la lotta per la libertà di Mandela, e negli ultimi anni i paesi hanno una intensa collaborazione.

Torniamo all’Aids. Dobbiamo considerare una cosa, dieci anni fa parlare di cura dell’Aids in Africa era un azzardo, una scommessa in cui credevano in pochi. C’era scetticismo sia nella comunità scientifica internazionale, sia da parte dei donatori. Troppi problemi e difficoltà, troppi giudizi negativi verso gli africani. Va detto però che lo scetticismo era fortissimo anche da parte degli stessi Africani. La malattia veniva nascosta, negata, non esisteva una presa di coscienza di questo male, la vulgata era che tanto gli africani morivano per tante malattie, perché parlare di un ulteriore flagello?
Per concludere, quando molti in Africa negavano la malattia, Mandela ha usato tutto il suo immenso carisma per parlare dei drammi causati da questo male, e negli ultimi anni della sua vita ha speso tutta la sua popolarità appoggiando e sostenendo, sia in patria che nelle sedi internazionali, le ragioni dei malati e le lotte di chi chiedeva un maggiore accesso ai farmaci ed alle cure necessarie.

Posso testimoniare di persona che oggi, tra mille difficoltà, l’Aids in Africa si può combattere. Conosco tante persone che oggi convivono con la malattia, come fosse un diabete o un’altra patologia, fastidiosa ma gestibile, conosco mamme sieropositive che hanno dato alla luce figli non affetti dal Virus, vedo un Continente che oggi ha la concreta speranza di sconfiggere questa malattia.
Mario Scelzo.

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