mercoledì 23 gennaio 2013

Ci mancheranno (1)

POLITICA - Con la presentazione delle liste elettorali si è conclusa l’ultima parte burocratica in vista delle elezioni di fine febbraio.
Scorgendo le liste c’è la netta sensazione che nel prossimo Parlamento avremmo molte facce nuove. Il Movimento Cinque Stelle di Grillo, per i due rami del Parlamento, ha scelto solo persone che non avevano mai fatto politica a livello nazionale. Stessa decisione anche per Monti, ma solo per le liste della Camera, al Senato infatti, presentando una lista unica con UDC e FLI ci sono diversi esponenti che hanno concluso la legislazione e sognano un posto nel futuro Parlamento.
Ma per molti neoparlamentari che entrano, nel prossimo Parlamento ce ne saranno molti che non troveremo più. Sono tanti infatti quelli che, o per scelta personale o per scelta del partito, non saranno ricandidati.

Il primo ad annunciare il suo passo indietro è stato Walter Veltroni  durante una puntata di Che tempo che fa a metà ottobre. L’ex segretario del Partito Democratico rinuncia a ricandidarsi ma “rinunciare a fare il parlamentare non vuol dire rinunciare a fare politica. Continuerò a fare politica, ad impegnarmi in quello a cui ho sempre creduto, cioè l'impegno civile, la battaglia di valori sulla legalità.” Veltroni era entrato in Parlamento nel luglio del 1987 nella X legislatura (quasi 25 anni in Parlamento tranne gli anni in cui era sindaco di Roma).

“Se vincerà Bersani, non chiederò deroghe, e il rinnovamento lo agevolerò. Ma se vince Renzi sarà scontro, e sarà uno scontro politico.” dopo Veltroni anche il suo rivale all’interno del Partito decide di fare un passo indietro. Massimo D’Alema mantiene la promessa, primarie vinte da Bersani e lui fuori dal Parlamento (anche se qualcuno vocifera per lui un posto da ministro in un eventuale governo a guida Bersani). Anche D’Alema era entrato in Parlamento per la prima volta nel 1987, insieme Veltroni.
I due leader hanno deciso di non chiedere deroghe al proprio partito che impone di lasciare il Parlamento dopo tre mandati.

Come loro Marco Follini che al Corriere della Sera spiega “Pietire un posto in Parlamento una volta di più, stride sia con il mio orgoglio che con il mio desiderio di essere discreto. È la rappresentazione di un partito onnipotente, che decide ma non si fa carico di una proposta. Un Pd assediato da candidati attempati, che devono presentarsi come fastidiosi postulanti.”  Follini era in parlamento solo dal 1996. Come loro Arturo Parisi, eletto alla Camera la prima volta nel 1999, nelle elezioni suppletive di Bologna per sostituire Romano Prodi dimessosi per diventare Presidente della Commissione Europea. Entrata in Parlamento insieme a Veltroni e D’Alema, anche Livia Turco decide di non chiedere nessuna deroga al partito e non sarà ricandidata. Intervistata da Panorama, spiega la sua decisione affermando che “E’ una decisione maturata nel mio cuore da molto prima che Renzi iniziasse a parlare di rottamazione. Credo che le donne della mia generazione debbano fare un passo al lato e investire sulle giovani.”

Ma potremmo riconsolarci sperando di trovare nel prossimo Parlamento, eletti con il Partito Democratico: Rosy Bindi che guiderà la lista del Senato del PD in Calabria (con annessa polemica per essere stata paracadutata da Roma). La Bindi è entrata nel parlamento italiano nel 1994 con il Partito Popolare, dopo un’esperienza a Strasburgo nel parlamento europeo. Nel 1987 era entrata in Parlamento la prima volta insieme a Veltroni, D’Alema e la Turco, ma diversamente da loro Anna Finocchiaro ha deciso di provarci ancora, sarà capolista per il Senato in Puglia e, in caso di vittoria netta in quel ramo parlamentare, magari aspira anche a diventarne il presidente. Franco Marini proverà a mantenere il posto in Senato dall’Abruzzo per la terza legislatura consecutiva, dopo però quattro passate alla Camera (la prima volta nel 1992 nella legislatura considerata la più breve della storia repubblicana italiana).

Continua….

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